Ricordi d’infanzia

The following is a reproduction of the interview appeared on Page 32 of Il Mattino (Caserta edition) of June 9, 2019.

L'ARTE E LA PASSIONE
Angela Lonardo

Il primo ruolo importante l'ha avuto a ventitré anni, diventando Corinna per «Il viaggio a Reims», allestito all'Accademia di Santa Cecilia di Roma. L'ultimo è stato di recente, quando per i suoi trentatré anni è tornata ad essere Gilda, la figlia segreta del furbo Rigoletto, per la prima volta sul palco del Metropolitan di New York. Nei suoi primi dieci anni di carriera la soprano Rosa Feola, premiata a marzo con gli Oscar della lirica, ha incantato le platee del mondo con la sua voce. Ma tutto è cominciato a a San Nicola la Strada, dov'è nata e cresciuta. «Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia che avviava tutti allo studio della musica, dagli zii paterni ai cugini», racconta.

Che cosa ricorda degli inizi?
«Ho cominciato a studiare pianoforte con mio cugino quando avevo cinque anni. Successivamente sono entrata nel coro dell'Accademia musicale di San Nicola, gestita da Mena Santacroce, passando per il coro della chiesa, fin quando, grazie a mia zia Angelica, ho incontrato la maestra, Mara Naddei. Lei mi ha insegnato le prime cose importanti del canto lirico, che ho scoperto essere la mia via musicale preferita. Avevo intorno ai quindici anni, ero molto giovane per il canto lirico, ma ho sentito da subito che era la mia passione e potevo esprimermi solo attraverso quel tipo di arte».

La passione, quindi, è nata negli anni del liceo.
«Sì. Ho studiato al liceo scientifico Diaz, a Caserta, perché all'epoca non c'era ancora la succursale di San Nicola, frequentata più tardi da mio fratello».

A scuola c'è mai stata occasione di esibirsi?
«Purtroppo no. In quel periodo le uniche occasioni erano rappresentate dal gruppo formato dalla mia maestra Naddeo, che cercava di creare spettacoli vicini al mondo del teatro d'opera con un repertorio operistico e di canzoni napoletane».

La svolta quando c'è stata?
«Dopo aver sconosciuto Renata Scotto all'Accademia di Santa Cecilia. Lei mi ha introdotto ad una nuova visione dell'opera e mi ha portata ad un concorso lirico internazionale, Operalia, il più importante per giovani cantanti, tenutosi al teatro alla Scala. In quell'occasione ho vinto alcuni premi e i direttori artistici dei teatri più importanti del mondo si sono accorti di me e hanno cominciato a propormi i primi contratti».

Da bambina si sarebbe mai immaginata tutto questo?
«No. Sono stata una bambina molto attiva, ogni pomeriggio mi dedicavo a un'attività diversa. Mi piaceva suonare il piano, cantare, fare attività fisica, studiare danza. Ma mai avrei pensato di cantare l'opera».

Quale teatro le ha regalato le emozioni più forti?
«Quando ho cantato la prima volta al teatro alla Scala è stato molto emozionante. La mia entrata prevedeva un ingresso dal fondo. Confesso di aver sbirciato dalla porta prima di entrare e, vedendo la grandezza della sala, non potevo credere di essere arrivata con le mie gambe in uno dei teatri più importanti al modo. Ammetto che mi è scesa una lacrimuccia».

C'erano i suoi genitori ad applaudirla?
«Certo. I miei genitori sono sempre presenti, anche se non riescono a seguirmi in giro per il mondo. Mio padre calcola l'inizio e la fine di ogni spettacolo in ogni posto mi trovi e con qualsiasi fuso orario perché, se non viene a conoscenza dell'esito dello spettacolo, non riesce a dormire tranquillo. Loro sono sempre stati la mia forza e li ringrazio per quello che continuano a fare per me».

Ce l'ha un ruolo che ama di più degli altri?
«Adesso il ruolo di Gilda è quello a cui mi sento più legata perché mi emoziona molto, vocalmente è perfetto per la mia voce, mi dà soddisfazione esprimermi attraverso questo personaggio. E poi l'ho cantato in teatri bellissimi».

Le capita di ascoltare musica pop?
«Sì. La maggior parte del mio tempo lo dedico alla lirica, che è anche al centro dei discorsi con gli amici e mio marito. Ascolto altri generi musicali quando voglio staccare il contatto con il mondo operistico, quando voglio rilassarmi a casa, davanti al camino, magari con un bicchiere di vino».

Qual è la prima cosa che fa quando torna a Caserta?
«Mangiare una pizza con tutta la mia famiglia, riunirci e stare un po' insieme. Soprattutto ultimamente io e mio marito non siamo stati molto a casa, dunque dopo tanto tempo sentiamo un bisogno di abbracci e baci di tutti quelli che ci vogliono bene. Abbiamo i nostri rituali anche con gli amici. Una settimana prima del nostro ritorno avvisiamo tutti. Poi ci godiamo il nostro gatto e la nostra tranquillità».

Quali sono i suoi prossimi impegni?
«A Monaco di Baviera per La Bohème. Poi farò il mio debutto a Salisburgo e ritornerò alla Scala di Milano per L'elisir d'amore, mentre alla fine dell'anno sarà all'Opera di Roma per l'Idomeneo».

In futuro potrebbe anche trasmettere la sua passione alle nuove generazioni?
«Ho scoperto ultimamente che in effetti potrei farlo. Adesso mi sembra una cosa molto difficile, ma penso che tra qualche decennio mi sentirò pronta per poter trasmettere quello che so».

I giovani che vorrebbero intraprendere il suo percorso partendo da Caserta possono farcela?
«Senza dubbio. Io sono stata fortunata perché ho incontrato una maestra che ha assecondato i miei desideri e mi ha spronata. Studiare bene a Caserta si può. Si deve solo essere costanti nello studio e determinati nel volersi realizzare perché nessuno ti regala niente».

I sacrifici più grandi quali sono stati?
«Studiare piuttosto che uscire con gli amici, stare lontani da casa per tanto tempo, adattarsi a vita nuova ogni volta. Ma realizzare il proprio sogno ripaga di qualsiasi difficoltà».

Ce l'ha un sogno professionale da realizzare ancora?
«Continuare a riconfermarmi, crescere sempre più ed essere costante nel rendere bella musica».

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